La rubrica settimanale di Alessandro Lorenzini

Non vorrei passare per populista o, peggio, per provinciale. Mi limito a osservare, poi i giudizi trancianti li lascio ad altri (e qualcuno non si esime a farli, senza problemi, dai pulpiti cittadini dei social). Vedere le esultanze per i successi dell’Italia nelle piazze mi lascia perplesso: non certo per il risultato, ci mancherebbe altro, ma per come si applichino le regole anti Covid.

Capisco benissimo che le situazioni vadano contestualizzate, anche se non mi risultano ancora focolai dopo gli assembramenti per la vittoria dello Scudetto dell’Inter a Milano, per esempio. Solo che alcune scelte (vogliamo parlare delle discoteche?) continuano a risultare quanto meno opinabili, anche nel governo dei “migliori”.

A Siena abbiamo dovuto annullare due Carriere. Decisione oggettivamente inevitabile, perché non ce la siamo sentita di dar vita a manifestazioni “normali” (per quanto sia applicabile questo termine ai tempi), in cui, di fatto, diffidare del contatto umano. Ci avrebbe tolto tutta l’essenza della festa di popolo e della socialità che abbiamo anelato nei quattro giorni appena passati. Ma, certo, vedere certe piazze fa riflettere anche coloro che non vogliono e non sanno abbandonarsi alle frasi semplici e semplicistiche vergate sui profili social.

Proprio riguardo al Palio, ho letto accalorati pensieri e struggenti romanticherie. Alcune profonde, alcune banali, in questi giorni di non Palio, per quanto possa essere banale anche lo sventolio di una bandiera in ricordo di quei giorni. Solo che Siena si è sempre contraddistinta (o, almeno, questo sventoliamo) per qualcosa di particolare, per la capacità di guardare oltre, più lontano dei regolamenti, delle consuetudini, perfino di certe normative. Restare Siena, adattandosi ai mutamenti intorno. E non è “senesità”.

Rifuggo sempre da quella parola nella sua accezione purista ed estrema. Credo che la storia, marchiata anche su un nostro arco, dica tutt’altro rispetto alla millantata chiusura da Porta Camollia (per l’appunto) a Porta Romana. “Unicità” mi piace di più, nella capacità di evolversi rispetto alla staticità degli annali polverosi. La senesitá tanto invocata, spesso a casaccio, non è e non era certo (anche nei nostri avi) la lettura e perfino l’interpretazione pedissequa di un cavillo regolamentare sbandierato in nome della tradizione, bensì la forza di cambiare, non plasmandosi alla realtà e alla massa, ma l’esatto opposto.

Forse sarebbe il caso di ritrovarla quella “unicità”. Senza abbandonarsi in battaglie sui regolamenti o, peggio, dagli scranni di opposte fazioni politiche.

E oggi più che mai. Buona domenica.

eliofanali.wordpress.com

Alessandro Lorenzini
Da bambino c’è chi sogna di fare l’astronauta, il calciatore, il pompiere. Io sognavo di fare il giornalista, forse influenzato dalle mie letture, dalle mie canzoni, da qualche film visto al cinema o in tv. Fra mille difficoltà sto provando a portare avanti il mio sogno, con trasparenza e umiltà, mettendoci la faccia (e la firma). Sono nato e vivo a Siena, in una città problematica, ma magica, che ti scaccia e ti abbraccia, che ti allontana e ti spinge a tornare, come una sorta di elastico, in un legame comunque inscindibile per sempre.

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