La rubrica settimanale di Alessandro Lorenzini

Ognuno di quelli che ha anche solo sfiorato Andrea Mari (la foto è di Luca Targetti) ha un aneddoto, un episodio, un evento buffo da raccontare. Un fotogramma che lo immortalerà probabilmente nella testa e nel cuore. In queste occasioni è facile, fin troppo, scivolare nella retorica e perfino in quelle figure tracciate a pennellate di perfezione. Un’accezione di cui nessuno può fregiarsi, siamo semplicemente umani e in quanto tali composti da pregi e difetti, dalle nostre parti oscure e da quelle lucenti.

I familiari e i parenti, gli amici veri sapranno tracciare ricordi appassionati di Brio, quelli quotidiani e veri. A noi, burattinai di parole, spetta semmai il compito di provare a raccontarlo, oggi e se capiterà domani, per come lo ha vissuto la città, la comunità senese, il mondo del Palio. Nel suo sguardo furbesco e sorridente, nei suoi gesti semplici e così appassionati forse Brio racchiudeva tanto di quella corsa umorale e passionale di Piazza del Campo, quella concentrazione di adrenalina, sagacia, rabbia e amore. Andrea Mari era così: tutto insieme. Travolgente.

Le parole di Don Enrico Grassini durante il suo ultimo viaggio hanno colto come Brio abbia saputo, magari anche solo per qualche ora e pochi giorni, riunire un’intera città nel cordoglio. Dimostrando come Siena, che è fatta di uomini e donne e quindi ha pregi e difetti, sappia ancora ritrovare la sua identità unitaria nelle sue differenze, perfino nelle sue spaccature profonde e quasi insanabili.

La storia scrive pagine. A volte sono a caratteri d’oro, a volte, come questa, sono amare. Le vorremmo allontanare prima possibile, girando pagine, scrivendone altre. In fondo sappiamo che però ci sono, resteranno nella parte sinistra del nostro libro, basterà soltanto sfogliarlo all’indietro. Ed è perfino giusto che sia così, perché questo fa parte di quel percorso a ostacoli in un equilibrio eterno fra la luce e le tenebre. Possiamo solo affrontarlo. Con quel Brio.

Buona domenica

eliofanali.wordpress.com

Da bambino c’è chi sogna di fare l’astronauta, il calciatore, il pompiere. Io sognavo di fare il giornalista, forse influenzato dalle mie letture, dalle mie canzoni, da qualche film visto al cinema o in tv. Fra mille difficoltà sto provando a portare avanti il mio sogno, con trasparenza e umiltà, mettendoci la faccia (e la firma). Sono nato e vivo a Siena, in una città problematica, ma magica, che ti scaccia e ti abbraccia, che ti allontana e ti spinge a tornare, come una sorta di elastico, in un legame comunque inscindibile per sempre.

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