La rubrica settimanale di Alessandro Lorenzini

Ci siamo svegliati arancioni questa mattina, nella speranza si svegliarci gialli fra una decina di giorni, forse meno, forse più. Ormai ci aggrappiamo all’arcobaleno, benché questo sia limitato a soli tre colori. Da queste parti li abbiamo attraversati un po’ tutti in avanti e (speriamo) indietro. Da queste parti si scomoda spesso, per questioni più facete, il “Mago di Brozzi”: in effetti non ci voleva Houdini o un chiaroveggente per prevedere che il virus non si sarebbe fermato fino alla scoperta di un farmaco o di un vaccino. Così è andata, con gli strappi in avanti e indietro sui contagi. Come al solito, invito a guardare i numeri con equilibrio, che non significa distacco, fra l’analisi di una pandemia e la realtà numerica. Ognuno può trarre le proprie conclusioni, senza essere tacciato di negazionismo da una parte o dall’altra.

Quello che non avremo (ed anche questa è una certezza) è un Natale come gli altri. O come quelli che siamo abituati a fare. Niente cene degli auguri con gli amici o in Contrada, niente cenoni o pranzoni con i parenti (almeno, questa è la raccomandazione) e niente veglioni di Capodanno. Sarà curioso capire come affronteremo, per esempio, il 31 dicembre con il coprifuoco dalle 22 alle 7 (solo su questo orario si potrebbe chiosare…). Avremo qualcosa di diverso, che ci servirà per riflettere di più su quello che abbiamo sempre avuto e (forse) apprezzato poco.

Nel frattempo si (ri)gioca la partita di Monte dei Paschi. Non su campi senesi, ma questa non è una grande novità. E ho notato come negli anni l’interesse nella così detta “opinione pubblica” della città sia perfino scemata attorno agli interessi (non del conto corrente) montepaschini e spesso ai relativi articoli o editoriali di giornali. Il problema è che con la partita Mps-Unicredit questi interessi potrebbero investire (di nuovo) i conti correnti di tanti senesi, se i calcoli dei sindacati (e non solo) dovessero rivelarsi esatti: settemila esuberi in caso di nozze. Non sono noccioline, come direbbe il Mago sopracitato. Soprattutto non sono i duemilacinquecento attuali, “gestibili” con fondi e uscite volontarie. Ho paura che la suddetta “opinione pubblica” debba tornare a ragionarne, come hanno fatto sindaco e governatore della Toscana.

Come si dovrà tornare a parlare di elezioni. Smaltita appena una campagna elettorale, ne abbiamo subito un’altra alle porte: grazie a Padoan, emigrato a Unicredit (di cui sopra), Siena tornerà alle urne per eleggere un nuovo parlamentare. A parte il fatto che sarà l’ultima volta, almeno con questo collegio e con questa legge elettorale (stante il referendum di fine settembre), sento e leggo come la partita sia già scritta. Io non sono un fine analizzatore di flussi elettorali, non sono un matematico, ma due numeri insieme, più o meno, li posso mettere in fila. 2018: Padoan eletto con 53.457 voti, Borghi del centrodestra a 47.694 preferenze. Meno di seimila voti, 3,9 per cento di differenza percentuale.

Erano altri tempi per il Pd, la Lega e compagnia cantante? Certo. E infatti alle regionali Giani ha vinto. Non stravinto, però. Analisi semplice. Del collegio fanno parte, oltre alla provincia di Siena (senza la Valdelsa….) Foiano della Chiana, Cortona, Lucignano, Castiglion Fiorentino, Marciano della Chiana. Risultati alle regionali: Ceccardi vince a Cortona (al 50 per cento) Castiglion Fiorentino (al 56 per cento), Foiano (46 per cento), Lucignano (49 per cento), Marciano (54 per cento), lasciandosi dietro Giani di diversi voti. Fossi Enrico Rossi, se davvero dovesse essere lui candidato alle suppletive a Siena, non sarei così tranquillo. Soprattutto se Italia Viva dovesse sfilarsi. Anche qui non ci vuole il Mago di Brozzi, ma evidentemente dalle parti dei Dem abbondano le sfere di cristallo. Perché non è detto che tutte le volte dall’altra parte cicchino sempre (o quasi) i candidati (leggi Siena 2018).

Chiosa finale. Qualche anno fa, quando feci per la prima volta capolino in una redazione da studente universitario, Stefano Bisi lanciò l’idea dei braccialetti delle Contrade per Natale. Per me idea brillante. Lo era prima, lo è oggi.

Buona domenica.

eliofanali.wordpress.com

Alessandro Lorenzini
Da bambino c’è chi sogna di fare l’astronauta, il calciatore, il pompiere. Io sognavo di fare il giornalista, forse influenzato dalle mie letture, dalle mie canzoni, da qualche film visto al cinema o in tv. Fra mille difficoltà sto provando a portare avanti il mio sogno, con trasparenza e umiltà, mettendoci la faccia (e la firma). Sono nato e vivo a Siena, in una città problematica, ma magica, che ti scaccia e ti abbraccia, che ti allontana e ti spinge a tornare, come una sorta di elastico, in un legame comunque inscindibile per sempre.

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