La rubrica settimanale di Alessandro Lorenzini

Un familiare di una convivente di un giocatore. E’ bastato registrare questa positività al virus per rinviare di una decina di giorni una partita di calcio. Che ha un significato non tanto (o non solo) per l’evento (che peraltro avrebbe sancito il ritorno allo stadio dei tifosi del Siena, il 14 ottobre chissà se sarà possibile…), ma per il fatto di bloccare in un batter d’occhio cinquanta persone o giù di lì. Dobbiamo abituarci. “Convivere con il virus”: ce lo siamo detto fino allo sfinimento, però tutte le volte ci sorprendiamo se viene rinviata una partita di calcio, sobbalziamo se viene messa in isolamento una classe o cinque (come al Sarrocchi), andiamo in ansia appena escono i bollettini quotidiani della Asl.

Certo, non dobbiamo prenderla con leggerezza. Dobbiamo, però, avere equilibrio. Consapevoli che, oltre all’uso di mascherine, gel e distanziamento, queste sono le misure necessarie per contenere il contagio. E a queste dobbiamo abituarci. Meglio creare, cioè, tante piccole e minime “zone rosse”, anche all’interno di piccole comunità come possono essere istituti comprensivi o scuole, perfino Comuni, che abbandonarsi al destino di una nuova, grande “zona rossa” nazionale, che avrebbe conseguenze irreversibili per un’economia già fiaccata. Questo è il “testare, tracciare, trattare” di cui si è parlato per settimane. Preferisco che si individui prima possibile un positivo, che si possa curare subito e, allo stesso tempo, si crei un cuscinetto temporaneo con il resto del mondo.

Abituiamoci, dunque. Allo “stop and go”: partite di calcio, ma soprattutto, scuole e, ahimè, presumibilmente anche qualche luogo di lavoro. Saranno mesi così, da affrontare a testa alta e con equilibrio. Come ho scritto altre volte, in attesa del farmaco. Che arriverà prima del vaccino, sarà più immediato come efficacia e potrebbe avere origini senesi, dagli studi sugli anticorpi monoclonali di Rino Rappuoli. Sperimentazione entro l’anno, somministrazione a marzo. Cinque mesi, forse sei, poi usciremo da questo incubo.

Per concludere (cambiando decisamente argomento) fa “notizia”, come si dice, l’uscita di Sena Civitas dalla maggioranza. Al di là degli aspetti numerici (un consigliere in meno non cambia gli equilibri del consiglio comunale), in realtà la lista civica era “ai margini” da mesi, fin da quando, cioè, si è consumato lo strappo con l’assessore di riferimento Francesca Appolloni e non è stata poi accettata dal sindaco De Mossi la richiesta di sollevarla dall’incarico. Sena Civitas dice di “guardare già al domani”, che sarebbe al 2023. Mancano due anni e mezzo. In politica, soprattutto locale, un’eternità. Prima ci sarebbero diverse questioni da affrontare. Da domani. Cioè da lunedì.

Buona domenica.

eliofanali.wordpress.com

Alessandro Lorenzini
Da bambino c’è chi sogna di fare l’astronauta, il calciatore, il pompiere. Io sognavo di fare il giornalista, forse influenzato dalle mie letture, dalle mie canzoni, da qualche film visto al cinema o in tv. Fra mille difficoltà sto provando a portare avanti il mio sogno, con trasparenza e umiltà, mettendoci la faccia (e la firma). Sono nato e vivo a Siena, in una città problematica, ma magica, che ti scaccia e ti abbraccia, che ti allontana e ti spinge a tornare, come una sorta di elastico, in un legame comunque inscindibile per sempre.

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