La rubrica settimanale di Alessandro Lorenzini
Di sogni e di chimere, recita uno stornello tutto senese che abbiamo sentito riecheggiare poco, troppo poco, quest’anno. A volte ho l’impressione che Siena non si renda ancora bene conto di quello che sta accadendo, ma forse è un problema del mondo. E della storia: chi la scrive (chi la vive), a volte, se ne rende conto solo dopo che lo ha fatto. Nel presente si pensa più che altro ad andare avanti, non tanto a cogitare su quello che racconteranno i volumi e gli annali.
Già vivevamo in tempi complessi. Già era difficile avere equilibrio di giudizio prima. Figuriamoci adesso, esasperati dai social, da mesi di chiusure e di restrizioni, da cambiamenti di quotidianità a cui non sempre è facile, soprattutto con il passare del tempo, abituarsi. Il bene primario, scontato e perfino banale dirlo, rimane la salute. Ci mancherebbe altro. Il problema è però che bisognerebbe sempre guardare a trecentosessanta gradi prima di sparacchiare giudizi sul comportamento di questo o di quello, alla ricerca di un capro espiatorio che abbia la colpa di un “destino crudele e baro”. Del resto, è successo per gli untori primaverili (i runners) ed estivi (gli aperitivanti), adesso accadrà per qualche giovane che cambia la propria abitudine del sabato, anticipando di qualche ora la “movida”: dalle cene si passerà ai pranzi, dalle nottate ai pomeriggio. Vediamo i dati reali, prima di giudicare. Io non ho ricordanza di focolai da corse podistiche in solitaria e neppure da aperitivi estivi.
Il problema non è puntare il dito o, almeno, in questo non si esaurisce. Il problema è trovare tutti assieme, la soluzione. Che fa rima con educazione. Nel senso più complesso del termine e non solo in quello contrapposto alla maleducazione, così come l’ignoranza nel suo significato più completo non è una parolaccia gettata al vento, ma mancanza di cultura. E, appunto, di educazione.
Non sto giustificando chi va in piazza dalle 16 alle 18 e si assembra senza mascherina. Sto guardando a un problema più ampio: che non può essere risolto solo con misure restrittive che si innescano sulla quasi assenza di socialità a scuola, sport e attività ludiche. Da mesi. A questo doveva essere trovata una soluzione, che non è stata trovata, quando il Covid aveva dato una tregua (in estate, per l’appunto) e c’era il tempo di farlo. Vale per tutto: scuola, lavoro, turismo, spostamenti. Si è semplicemente “imbavagliato” una situazione al momento e capisco che adesso sia estremamente semplice fotografare e puntare i fari, invece di ragionare e capire. Gli estremi rimedi ai mali altrettanto estremi sono sempre la via più semplice. Non sempre sono quella più giusta, nel tempo. Meditiamoci su. In sicurezza, s’intende.
Buona domenica.
eliofanali.wordpress.com