La rubrica settimanale di Alessandro Lorenzini
Siamo di nuovo in zona rossa. A un anno dall’inizio della pandemia, sembra che tutto non sia mai cominciato (o mai finito). Pure le giornate assomigliano a quei giorni caldi e assolati del lockdown della scorsa primavera, in cui guardavamo dal balcone le strade vuote, in uno strano scherzo del destino: la primavera nell’aria, noi costretti a rimanere a casa.
Le varianti del Covid, apparse pericolosamente anche da queste parti, ci hanno ricacciato, almeno per una settimana, fra le nostre quattro mura, anche se oggettivamente le condizioni sono diverse rispetto a una chiusura “totale”. E qui cominciano i paradossi della politica, che, a quanto mi pare, non se ne sono mai andati (e forse non lo faranno mai).
Con una premessa. Nessuno mette in dubbio come la salute e la salvaguardia di tutti noi sia e debba rimanere la priorità assoluta, così come quella delle strutture sanitarie a tutto tondo, visto che ingolfare le terapie intensive significherebbe anche penalizzare tutti gli altri malati che di cure continuano ad avere bisogno pure durante una pandemia. Nessuno qui vuole indurre a comportamenti irresponsabili quando si accenna al fatto che le questioni vanno viste a trecentosessanta gradi e che le giovani generazioni, private di attività sportiva e scolastica in presenza, sono state costrette a “concentrare” la movida (parola che non per forza deve avere accezione negativa) in poche ore del giorno in poche ore a settimana. Abbiamo più volte ribadito che gel disinfettanti, mascherine, divieti di assembramento debbano essere regole ormai assoldate.
C’è però un problema, che dopo 365 giorni è ormai assodato. L’incapacità della politica di programmare, financo di prevedere, di avere lungimiranza, di guardare oltre l’orizzonte di un mese o poco più. Con tutte le giustificazioni del caso, si è ancora costretti a vivere nell’incertezza quasi totale ed è difficile “esser lieti” se del “doman non c’è certezza” o filosofeggiare come Seneca sul fatto che tanto “si muore un po’ ogni giorno”.
Le regole ci sono in zona rossa, sono stringenti e vanno seguite. Provando a sostituire con il proprio buon senso quelle “sacche”, tutte italiane, che creano paradossi e in cui qualche furbetto proverà a inserirsi. Restano poi i fatti: la lacerazione dell’economia, la sfilacciatura del tessuto economico e quindi sociale, la suddetta incapacità di programmare un mino il futuro di noi tutti. Riuscirà la politica a ricucire tutto dopo la pandemia? La domanda sorge spontanea, la risposta sarebbe altrettanto spontanea, ma è domenica e dobbiamo essere….ottimisti. Positivi, meglio di no.
Buona domenica.
eliofanali.wordpress.com