Come può un museo essere davvero accessibile? A Siena, la risposta arriva con “Art for all: liberi di sperimentare”

A come Arte. A come Autismo. Dalle sale del Santa Maria della Scala la bellezza si mette a portata di tutti e l’arte, con la sua gamma infinita di linguaggi, diventa uno strumento alternativo di comunicazione. Tra luci e colori, suoni e forme, gesti e parole, nasce “Art for All: liberi di sperimentare”, il progetto che unisce le competenze e le ricchezze dello storico Museo senese e del centro psicopedagogico Tabit Siena.

Nato in seguito al corso di formazione “Musei Arte e Autismi” promosso da Gallerie degli Uffizi, “Art for All” è un lavoro di co-progettazione tra operatori museali ed esperiti in autismo, finalizzato a realizzare percorsi museali accessibili da parte di bambini e ragazzi con Disturbo dello Spettro Autistico. “L’obiettivo principale – ha spiegato Claudia Rossi Paccani, presidente del centro Tabit – è facilitare il contatto con l’opera d’arte e renderla pienamente fruibile attraverso proposte e attività pensate per i nostri ragazzi”.

Tre cicli d’incontri durante tutto l’anno. Due i percorsi di esperienza proposti: uno rivolto a giovani adulti e l’altro a bambini in età scolare. “Art For All” prende vita tra le sale e la collezione del Museo d’Arte per Bambini dopo un attento studio, da parte degli operatori, degli spazi, dei tempi e dei materiali per rendere l’esperienza museale piacevole e completamente fruibile.

Ma come si lavora? “Abbiamo selezionato tre opere del museo – ha spiegato Paccani e, sedendoci di fronte ad esse, proponiamo ai ragazzi diverse attività. In alcuni casi, la ricostruzione libera dell’opera tramite vari materiali in altri, come nel caso dell’opera sonora del tutto particolare che fa parte dell’esposizione del museo, lavoriamo producendo suoni. Tutto quello che facciamo è pensato per stimolare la multisensorialità. L’ultimo momento dell’incontro è invece dedicato al laboratorio in cui i bambini hanno a disposizione un cartellone condiviso e dei colori. Pennelli alla mano – ha continuato la presidente del centro Tabit – ognuno lascia una traccia dell’esperienza fatta: una traccia di qualsiasi tipo che sia grado di comunicare emozioni ed impressioni”

“L’importanza di un contesto come il museo e l’approccio all’arte – ha concluso Paccani – è innegabile per i nostri ragazzi. Anche se inseriti in un ambiente nuovo e, per questo, probabilmente minaccioso, quello che notiamo è l’effetto positivo che tutti riscontrano dell’esperienza: sono attratti dalle proposte che facciamo, coinvolti nei lavori e in grado di manifestare, anche senza l’uso delle parole, la piacevolezza di aver fatto un’esperienza nuova. Si tratta di bambini che generalmente frequentano solo studi riabilitativi, l’esperienza che fanno in questo caso è fondamentale. Essere davanti al bello non significa tanto cosa ti posso spiegare ma ma cosa puoi provare“.

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